lunedì 23 settembre 2013

Episodio Otto - Gli ostacoli del cuore



La mattina seguente all’università Laura non perse occasione per raccontare a Davide e Mélanie quanto era accaduto la sera prima con Enrico. Mélanie è una ragazza italo-francese con la quale i ragazzi avevano fatto amicizia la sera della festa in piscina instaurando un rapporto piacevole. Una ragazza attenta, intelligente, di quelle che prediligono l’essenza alla forma, ma anche molto ironica ed estroversa. A Davide e Laura faceva impazzire quell’accento francese al quale la ragazza non aveva rinunciato negli anni, quell’ammorbidire anche le parole più dure della lingua italiana e soprattutto quell’amore viscerale per la Francia che illuminava il suo viso ogni volta che ne parlava. Il padre di Mélanie è un noto ingegnere elettronico napoletano, che dopo aver vissuto per molti anni nel paesino francese nativo della moglie aveva deciso di ritornare a Napoli con la famiglia già da qualche anno. Era un uomo alquanto severo che aveva impartito un’educazione rigida alla figlia, la quale dal suo canto aveva sempre cercato di dare al padre le migliori delle soddisfazioni.

- Quindi questo Enrico ti ha stampato così, d’un tratto, un bacio sulle labbra. – commentò incredula Mélanie al racconto di Laura
- Che strano … - si accodò Davide – Conosco Enrico da anni e non è il tipo, assolutamente no!
- E tu? Cosa hai fatto poi? – chiese curiosa Mélanie
- Inizialmente non capivo cosa stesse accadendo, prima mi aveva detto “Ho bisogno di fare una cosa. Non fare domande, ti prego”, poi ha iniziato anche a stringermi e allora l’ho allontanato chiedendogli cosa avesse.
- E lui? – domandò Davide
- Lui mi ha guardata negli occhi e mi ha detto “Scusa, Laura, scusa!” ed è scappato via.
- Oh mamma non ci credo! - ribatté Mélanie – Secondo me aveva bevuto o magari stava così male per qualcosa che aveva bisogno di un conforto. Io gli avrei mollato uno di quei ceffoni.
- Sicuramente non aveva bevuto! – continuò Laura – Altrimenti lo avrei percepito quando mi ha baciata o quando mi stringeva, che poi a dirvela tutta non è stato nemmeno così spiacevole. E’ che Enrico non è abbastanza “stronzo”, purtroppo ho l’innata propulsione per i ragazzi belli e dannati, quelli bastardi ed Enrico sicuramente non è uno di loro! Comunque tu sai qualcosa di cosa succede ad Enrico, Davide? In fondo è il tuo migliore amico.
- Non lo sento dalla sera della festa, avemmo una discussione e non ci siamo più sentiti.
- Secondo me devi andare da lui, devi parlargli, credimi era davvero sconvolto.
- Mi sa che dobbiamo rientrare in aula. – li interruppe Mélanie – Ecco Ruzzese, il dittatore. La settimana scorsa fu incomprensibile quando spiegò il moto armonico, speriamo oggi vada meglio.

Così i ragazzi interruppero la discussione dirigendosi verso l’aula per seguire la lezione di fisica, mentre Davide non riusciva a non pensare e ripensare ad Enrico e al fatto che potesse essere lui la causa del suo essere così scosso o magari il bisogno di avere una ragazza accanto, il che non succedeva da tanto. Nel frattempo Caterina si svegliò nel letto di Giacomo, a casa del ragazzo. La sera prima aveva raccontato alla madre che avrebbe dovuto partecipare ad una festa di compleanno fuori paese e che si sarebbe fermata a dormire a casa di un’amica, rinunciando inevitabilmente ai corsi che avrebbe dovuto seguire quella mattina all’università. Aprì gli occhi accorgendosi di essere ancora tra le braccia di Giacomo, che invece dormiva tenendola stretta sul suo petto. Caterina fissava il ragazzo con occhi innamorati, sperava che quel momento potesse non passare mai, avida di ogni suo respiro, ogni suo movimento, ogni sua espressione, quando lentamente portò la sua mano nei capelli di lui, che d’un tratto aprì gli occhi.

- Piccola, già sei sveglia. – sussurrò lui sorridendole e spostandole i capelli dal volto – Come hai dormito?
- Benissimo, mi mancava fare l’amore con te. Sono crollata poi stanotte.
- Io non riuscivo a dormire.
- Tua madre. Eri sveglio quando ha rincasato stanotte?
- E’ tornata stamattina, erano passate da un po’ le sei.
- Ci hai parlato? Magari non era in sé, quando si è depressi è semplice entrare in tunnel pericolosi. Stasera facciamo come ti dissi, le andiamo dietro senza farglielo sapere, è l’unico modo che hai per poterla aiutare.
- Era strana come sempre. Inizio a pensare che si stia avvicinando magari a qualche giro di droga e ti giuro che se è così renderò la vita di mio padre un inferno, perché è solo colpa sua se lei è ridotta in questo stato.
- Giacomo, ora l’interesse principale è capire cosa sta succedendo a tua madre e come poterla aiutare. Perché stasera non venite a cena a casa mia, tu e lei? Ne parlerò con i miei, così ufficializziamo anche la nostra storia, sarà un modo anche per rendere il nostro rapporto ancora più solido. Voglio essere la tua fidanzata a tutti gli effetti, poi finita la serata vediamo tua madre dove va e soprattutto chi incontra.

Giacomo ci pensò qualche secondo per poi stringere Caterina ancora più forte tra le sue braccia.

- Sei il mio angelo, lo sai? Io una ragazza come te non la trovo nemmeno a pagarla oro. 

Intanto Emma era nella sua camera intenta nel cercare di studiare. Sfogliava e risfogliava le pagine del suo libro, andava avanti leggendo per poi tornare indietro, fissare il vuoto, staccare la spina per un po' e poi tornare a risfogliare quelle pagine. Non era serena, qualcosa occupava i suoi pensieri, la rendeva ansiosa, triste, un qualcosa che dal suo arrivo da Madrid non aveva nemmeno avuto il coraggio e la forza di rivelare e raccontare a Davide. Improvvisamente prese il diario che aveva gelosamente nascosto nella borsa che l’aveva accompagnata durante le lezioni spagnole. Sorrideva ad ogni pagina nel leggere quelle scritte dedicatele. “Io penso a te anche quando sei vicino a me. Sempre”, “A prescindere da tutto sei sempre nei miei pensieri”, “Per me tu sei importante”, “I nostri giorni indimenticabili”, “La mia felicità sei tu”, quando si fermò alla pagina che permise ad una lacrima di percorrere la sua guancia. Lì un pennarello indelebile evidenziava la scritta “Ora che ci sei ... ti adoro pesciolino”. Prese nelle mani allora il telefonino che le era accanto. Menu. Messaggi. Crea Messaggio. Destinatario: Lui. “Non riesco ad essere orgogliosa, a pensare che nuovamente tu abbia deciso di allontanarti, di scappare via anche quando sapevi che sarei partita a breve. Mi ritrovo a pensarti, sempre e comunque, pensare ai tuoi “Mi manchi” e a quanto io non riesca a sentirmi tranquilla se non ci sei, magari con la consapevolezza che tornerai all’improvviso, ti ricatapulterai d’un tratto nella mia vita ed io sarò qui a non poter fare a meno di te. Emma”. Invia. Messaggio inviato.

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