La mattina seguente all’università Laura non
perse occasione per raccontare a Davide e Mélanie quanto era
accaduto la sera prima con Enrico. Mélanie è una ragazza
italo-francese con la quale i ragazzi avevano fatto amicizia la sera
della festa in piscina instaurando un rapporto piacevole. Una ragazza
attenta, intelligente, di quelle che prediligono l’essenza alla
forma, ma anche molto ironica ed estroversa. A Davide e Laura faceva
impazzire quell’accento francese al quale la ragazza non aveva
rinunciato negli anni, quell’ammorbidire anche le parole più dure
della lingua italiana e soprattutto quell’amore viscerale per la
Francia che illuminava il suo viso ogni volta che ne parlava. Il
padre di Mélanie è un noto ingegnere elettronico napoletano, che
dopo aver vissuto per molti anni nel paesino francese nativo della
moglie aveva deciso di ritornare a Napoli con la famiglia già da
qualche anno. Era un uomo alquanto severo che aveva impartito
un’educazione rigida alla figlia, la quale dal suo canto aveva
sempre cercato di dare al padre le migliori delle soddisfazioni.
- Quindi questo Enrico ti ha stampato così, d’un
tratto, un bacio sulle labbra. – commentò incredula Mélanie al
racconto di Laura
- Che strano … - si accodò Davide – Conosco
Enrico da anni e non è il tipo, assolutamente no!
- E tu? Cosa hai fatto poi? – chiese curiosa
Mélanie
- Inizialmente non capivo cosa stesse accadendo,
prima mi aveva detto “Ho bisogno di fare una cosa. Non fare
domande, ti prego”, poi ha iniziato anche a stringermi e allora
l’ho allontanato chiedendogli cosa avesse.
- E lui? – domandò Davide
- Lui mi ha guardata negli occhi e mi ha detto
“Scusa, Laura, scusa!” ed è scappato via.
- Oh mamma non ci credo! - ribatté Mélanie –
Secondo me aveva bevuto o magari stava così male per qualcosa che
aveva bisogno di un conforto. Io gli avrei mollato uno di quei
ceffoni.
- Sicuramente non aveva bevuto! – continuò
Laura – Altrimenti lo avrei percepito quando mi ha baciata o
quando mi stringeva, che poi a dirvela tutta non è stato nemmeno
così spiacevole. E’ che Enrico non è abbastanza “stronzo”,
purtroppo ho l’innata propulsione per i ragazzi belli e dannati,
quelli bastardi ed Enrico sicuramente non è uno di loro! Comunque
tu sai qualcosa di cosa succede ad Enrico, Davide? In fondo è il
tuo migliore amico.
- Non lo sento dalla sera della festa, avemmo una
discussione e non ci siamo più sentiti.
- Secondo me devi andare da lui, devi parlargli,
credimi era davvero sconvolto.
- Mi sa che dobbiamo rientrare in aula. – li
interruppe Mélanie – Ecco Ruzzese, il dittatore. La settimana
scorsa fu incomprensibile quando spiegò il moto armonico, speriamo
oggi vada meglio.
Così i ragazzi interruppero la discussione
dirigendosi verso l’aula per seguire la lezione di fisica, mentre
Davide non riusciva a non pensare e ripensare ad Enrico e al fatto
che potesse essere lui la causa del suo essere così scosso o magari
il bisogno di avere una ragazza accanto, il che non succedeva da
tanto. Nel frattempo Caterina si svegliò nel letto di Giacomo, a
casa del ragazzo. La sera prima aveva raccontato alla madre che
avrebbe dovuto partecipare ad una festa di compleanno fuori paese e
che si sarebbe fermata a dormire a casa di un’amica, rinunciando
inevitabilmente ai corsi che avrebbe dovuto seguire quella mattina
all’università. Aprì gli occhi accorgendosi di essere ancora tra
le braccia di Giacomo, che invece dormiva tenendola stretta sul suo
petto. Caterina fissava il ragazzo con occhi innamorati, sperava che
quel momento potesse non passare mai, avida di ogni suo respiro, ogni
suo movimento, ogni sua espressione, quando lentamente portò la sua
mano nei capelli di lui, che d’un tratto aprì gli occhi.
- Piccola, già sei sveglia. – sussurrò lui
sorridendole e spostandole i capelli dal volto – Come hai dormito?
- Benissimo, mi mancava fare l’amore con te.
Sono crollata poi stanotte.
- Io non riuscivo a dormire.
- Tua madre. Eri sveglio quando ha rincasato
stanotte?
- E’ tornata stamattina, erano passate da un
po’ le sei.
- Ci hai parlato? Magari non era in sé, quando
si è depressi è semplice entrare in tunnel pericolosi. Stasera
facciamo come ti dissi, le andiamo dietro senza farglielo sapere, è
l’unico modo che hai per poterla aiutare.
- Era strana come sempre. Inizio a pensare che si
stia avvicinando magari a qualche giro di droga e ti giuro che se è
così renderò la vita di mio padre un inferno, perché è solo
colpa sua se lei è ridotta in questo stato.
- Giacomo, ora l’interesse principale è capire
cosa sta succedendo a tua madre e come poterla aiutare. Perché
stasera non venite a cena a casa mia, tu e lei? Ne parlerò con i
miei, così ufficializziamo anche la nostra storia, sarà un modo
anche per rendere il nostro rapporto ancora più solido. Voglio
essere la tua fidanzata a tutti gli effetti, poi finita la serata
vediamo tua madre dove va e soprattutto chi incontra.
Giacomo ci pensò qualche secondo per poi stringere
Caterina ancora più forte tra le sue braccia.
- Sei il mio angelo, lo sai? Io una ragazza come
te non la trovo nemmeno a pagarla oro.
Intanto Emma era nella sua camera intenta nel
cercare di studiare. Sfogliava e risfogliava le pagine del suo libro,
andava avanti leggendo per poi tornare indietro, fissare il vuoto,
staccare la spina per un po' e poi tornare a risfogliare quelle
pagine. Non era serena, qualcosa occupava i suoi pensieri, la rendeva
ansiosa, triste, un qualcosa che dal suo arrivo da Madrid non aveva
nemmeno avuto il coraggio e la forza di rivelare e raccontare a
Davide. Improvvisamente prese il diario che aveva gelosamente
nascosto nella borsa che l’aveva accompagnata durante le lezioni
spagnole. Sorrideva ad ogni pagina nel leggere quelle scritte
dedicatele. “Io penso a te anche quando sei vicino a me.
Sempre”, “A prescindere da tutto sei sempre nei miei
pensieri”, “Per me tu sei importante”, “I
nostri giorni indimenticabili”, “La mia felicità sei
tu”, quando si fermò alla pagina che permise ad una lacrima
di percorrere la sua guancia. Lì un pennarello indelebile
evidenziava la scritta “Ora che ci sei ... ti adoro
pesciolino”. Prese nelle mani allora il telefonino che le era
accanto. Menu. Messaggi. Crea Messaggio. Destinatario: Lui. “Non
riesco ad essere orgogliosa, a pensare che nuovamente tu abbia deciso
di allontanarti, di scappare via anche quando sapevi che sarei
partita a breve. Mi ritrovo a pensarti, sempre e comunque, pensare ai
tuoi “Mi manchi” e a quanto io non riesca a sentirmi tranquilla
se non ci sei, magari con la consapevolezza che tornerai
all’improvviso, ti ricatapulterai d’un tratto nella mia vita ed
io sarò qui a non poter fare a meno di te. Emma”. Invia.
Messaggio inviato.
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