domenica 15 settembre 2013

Episodio Quattro - Quando quando quando



La mattina seguente fu difficile per Caterina seguire il suono della sveglia. Fu necessario l’intervento della madre che irruppe nella sua camera con i nervi a fior di pelle.

- Caterina, alzati Caterina! Sono le otto meno un quarto e oggi hai lezione! Caterina, mi ascolti?
- Si mamma, ora mi alzo … - rispose la ragazza assonnata e ancora srotolata nelle coperte
- Non mi piace, Caterina, non mi piace affatto come ti stai comportando. Ieri sei tornata alle quattro e mezzo e tuo padre mi ha riempito di domande, era furioso. Ringrazia il cielo che era distrutto e si è addormentato prima che tu tornassi a casa!
- Mamma … - sospirò la ragazza alzandosi dal letto – io non faccio nulla di male e ho quasi diciannove anni, sarò pure libera di fare quello che mi pare oppure no?!?
- No, fino a quando sarai sotto il nostro tetto! Lo sai che tuo padre ci tiene a certe cose ed ha ragione, non sei una ragazza di strada senza una famiglia.
- Papà secondo me nella sua vita non si è mai davvero divertito, lui è bigotto proprio come te!

A queste parole la donna stampò un manrovescio sulle guance della figlia.

- Tu ora ti vesti subito e corri all’università, poi questa sera facciamo i conti.

Intanto Carlotta era già a scuola per il suo secondo giorno, energica già alle otto del mattino, seduta al banco accanto a Stefania, la sua amica di sempre, una quindicenne di famiglia agiata e dall’aspetto molto piacente per i ragazzetti di quell’età.

- Hai finito la versione che ci ha assegnato ieri la Saponero? – domandò Stefania
- Macché, doveva aiutarmi mio fratello ma ieri sera se ne è uscito, non mi far pensare!

All’ingresso in aula la professoressa di italiano e latino informò i ragazzi di un nuovo arrivo.

- Ragazzi buongiorno, seduti per favore. Ho una sorpresa per voi che sono sicura saprete apprezzare.
- Un bel sei politico a inizio anno, professorè? – si sentì urlare dall’ultimo banco
- No, Esposito. Non sono diventata ancora la fata turchina e poi nel tuo caso ci vorrebbe un miracolo. Da oggi avrete un nuovo compagno di classe e spero riuscirà a trovarsi bene tra voi. E’ un ragazzo molto sensibile, intelligente e soprattutto introverso.
- Andiamo bene, ancora deve venire e già è raccomandato! – ribatté lo stesso ragazzo
-  Esposito, fossi in te occuperei questo tempo a rivedere la versione che vi ho assegnato per oggi che tra qualche minuto qualcosa mi dice che ti interrogo. – poi si rivolse verso la porta
- Entra pure Sadeqi.

Il ragazzo entrò nell’aula quasi in punta di piedi, timidamente, con i passi di chi sa quanto possa essere difficile. I suoi occhi non si distoglievano dal pavimento, i tratti non europei del suo aspetto furono subito visibili agli occhi di tutti. Quando la professoressa invitò il ragazzo a presentarsi alla classe ci fu qualche secondo di silenzio, tutti aspettavano lui, cosa avrebbe detto di sé, come l’avrebbe detto mentre il ragazzo sentì di aver perso completamente la salivazione, il cuore gli batteva forte.

- Coraggio, non avere paura, questa è una bella classe. – esortò la donna
- Io … - cominciò balbettando – io mi chiamo Kamal Hossein Sadeqi, ho quindici anni e sono di origini iraniane. Ho vissuto a Torino da quando avevo qualche mese e ora la mia famiglia si è trasferita a Napoli per motivi di lavoro che riguardano mio padre. Spero di trovarmi bene  tra di voi.

Il viso di tutti si coprì di un imbarazzate silenzio. Kamal alzò lentamente gli occhi non appena fu Stefania a prendere la parola.

- Ma sei cattolico o buddhista?
- Nessuno dei due. Io professo l’Islam. – rispose lui prontamente – Sono musulmano, sunnita.

Stefania abbassò gli occhi coprendo la sua bocca con le mani e sussurrando a Carlotta.

- Ci mancava solo il terrorista in classe nostra, questo è un islamico!

Il silenzio fu così rotto improvvisamente da un vociare insistente e fastidioso. Tra i ragazzi c’era chi fingeva di guardarsi intorno, chi cercava lo sguardo degli altri per condividere il proprio sorriso, chi la propria perplessità, chi ancora un timore ingiustificato e sconosciuto agli stessi.

- Ragazzi! – intervenne l’insegnante rompendo il vociare con un battito di mani – Cos’è questo mormorio?!? Silenzio! Siediti pure Sadeqi, sei il benvenuto.

Nel pomeriggio, al ritorno dall’università, Davide trovò sul letto della sua cameretta Enrico, spaparanzato con un pacco di biscotti al burro.

- E tu non eri a dieta? – sorrise Davide appena lo vide mentre cominciò a spogliarsi per liberarsi degli abiti pesanti della mattinata
- Mister Muscolo, ogni tanto bisogna fare degli strappi alle regole. E poi diciamocelo, una dieta farebbe bene anche a te, soprattutto per salute!
- Ti prego, non ricominciare anche tu. Mi bastano i miei con i loro discorsi sul dimagrire, stare meglio, bla bla bla. Io sto bene così e soprattutto non devo piacere a nessuno.
- Una dieta può aiutarti, Davide. - ribatté Enrico
- Aiutarmi a fare cosa? A diventare un ragazzo “normale”?
- No. A diventare un ragazzo sano!
- Ma c'è un complotto contro di me? Tutti consiglieri siete diventati. Magari mettermi a dieta, arrivare a perdere venti chili e dopo? Dopo me ne mancherebbero altri cinquanta! E' impossibile guarire per me, mettetevi tutti l'anima in pace. Ora, per favore, cambiamo discorso che già sono distrutto per la giornata.
- Come vuoi. - rispose rassegnato l'amico - Ma che indossi il pigiama alle due del pomeriggio?
- Ho troppo caldo, non vedo l’ora finisca quest’estate. A proposito domani sera c’è una festa in piscina a casa di Laura con i nostri compagni di corso, sei invitato anche tu e non accetto scuse, poi mi serve una mano con la musica!
- Piscina?!? Lo dicevo io che è piena di soldi quella ragazza!
- Sai, stamattina ho ricevuto un messaggio da Emma, domani torna da Madrid, finalmente. Ci sarà anche lei alla festa!
- Ah … - sospirò con poca contentezza Enrico.

Davide ed Emma si erano conosciuti in una chat due anni prima ed erano subito diventati buoni amici, tanto da aver deciso qualche mese dopo di incontrarsi di persona distando solo un quarto d’ora d’auto l’uno dall’altra. Emma è più grande di lui di un anno e qualche mese. C’era stata per i racconti di Davide nel periodo in cui lui stava male per Caterina e durante la crisi che aveva colpito la loro amicizia, anche se poi era partita per sei mesi in seguito all’Erasmus per la capitale spagnola. Lei era stata il suo rifugio, lo scrigno delle sue confessioni, dei suoi stati d’animo, delle sue sensazioni e paure. Per Davide sarebbe tornato un pezzo del suo mondo.

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